Il vangelo visto da un cieco

drammaturgia e testo Giampiero Pizzol
con Laura Aguzzoni, Bernardino Bonzani, Monica Morini, Gaetano Nenna
musiche Gaetano Nenna
collaborazione scenografica e opere tessili  Antonella De Nisco
collaborazione tecnica e scenografica Franco Tanzi
regia TeatrO dell’Orsa / Compagnia Bella


Spettacolo vincitore I teatri del Sacro Federgat – Fondazione Comunicazione e Cultura Servizio Nazionale per il Progetto Culturale della CEI  e con il patrocinio dell’ETI – Ente Teatrale Italiano
Durante la Pasqua a Gerusalemme alcuni personaggi si incontrano nell’anticamera del Sinedrio, in attesa di testimoniare al processo di Gesù. L’esaltazione scanzonata e fiduciosa del cieco  Bartimeo contrasta con la drammatica figura della Samaritana. Tra i due irrompe la moglie di Zaccheo, giunta da Gerico in cerca del marito, corso a testimoniare in favore del Messia.

Il Vangelo viene raccontato con lo sguardo ingenuo di un’umanità stupita, toccata dal miracolo e forse non ancora consapevole, eppure coinvolta con tutte le forze vitali del proprio essere.

Una stanza sospesa nel tempo custodita da un misterioso musicista, una rete gettata nel mare della vita in cui guizzano anime attirate dallo splendore della verità. Un luogo di racconti epici e comici, poetici e buffi che attingono al pozzo della saggezza tradizionale e della commedia popolare. Un intreccio di paesaggi e identità diverse, la luce del miracolo e l’ acqua della vita, universi maschili e femminili a confronto fra loro e soprattutto a confronto con il Cristo.


RECENSIONI 

Lo spettacolo Il Vangelo visto da un cieco, si basa su tre momenti legati al Cristo quali la guarigione del cieco di Gerico, la vicenda con la Samaritana di Sichar e quella riferita a Zaccheo, non solo aggira questo ostacolo di raccontare episodi molto conosciuti, ma rimette tutto in gioco con freschezza. L’effetto è quasi quello di apprendere delle novità assolute.

La musica bellissima raccoglie gli umori e a volte magicamente li anticipa.

Alla fine ci si rende conto della valenza simbolica dei personaggi in scena: quattro figure che testimoniano di un mondo carico di drammi e di debolezze, che ci riconducono al quadro completo di un’umanità che sta percorrendo una strada, s’incontra per scambiarsi opinioni e magari sostenersi continuando a vivere con una maggior speranza per aver incontrato il Messia. In tutta consapevolezza, gli attori hanno dato la necessaria forza ai caratteri tratteggiati con puntuale generosità e bravura. Esaurito il teatro e tanti gli applausi
Giulia Bassi – Gazzetta di Reggio  

Il lavoro proposto da ‘Teatro dell’Orsa’ e ‘Compagnia Bella” mostra già nel titolo, Il Vangelo visto da un cieco,  acutezza di lettura che magari al lettore sprovveduto non risalta subito. L’ossimoro vale tanto ed è un importante cardine della drammaturgia scritta da Giampiero Pizzol.

Il luogo è l’anticamera del Sinedrio, dove sta per essere processato Gesù. Un bravo ed eclettico Bernardino Bonzani presta la vista e il taglio fulvo, infagottato nella nappa che gli cinge la testa, al personaggio, decisamente umano ma simbolista, del cieco nato. Da Gerico, viaggiando sulla memoria narrata e nota della caduta delle mura di Gerico. Sferza con la verga le sedie a centro scena. Le abbatte ricordando la disfatta. Poi, imprevedibile, richiede allo spettatore, attore per una sera, di rialzare le mura di Gerico. Il pubblico segue a ruota, tra risate e raptus dl riflessione. Il cieco nato altalena tra ricordi, aggressività represse, imprecazioni. Poi guida se stesso e l’attenzione altrui sulla propria vicenda. Diventa quasi uno specchio della propria persona. Assiste alla magnifica narrazione che riporta la Samaritana, giunta là dipresso – un’ottima Monica Morini – lo svilimento di una donna passata tra cinque matrimoni e altrettanti letti, come ben si apprende dalla Bibbia. Succube degli insulti del villaggio, si reca al pozzo ad attingere l’acqua a mezzogiorno, quando l’afa raffrena gli altri. Lei si gode la solitudine dl chi vuole redimersi. Poi un giorno giunge un Uomo che le chiede dell’acqua. Così si dipana la storia del cieco nato, pressato dalla folla presso la fontana e poi guarito dalla malattia inguaribile.

Ancora la moglie di Zaccheo, il pubblicano, (Laura Aguzzoni, ruolo perfetto), il cui marito si ciba del convito a due con Gesù, nella propria casa. Le interpretazioni risuonano di meraviglia perduta nell’immensità del miracolo. Merita sottolineatura la centralità dell’acqua, versata in un secchio. Non è soltanto viatico per dissetarsi, ma strumento di salvezza. I personaggi vi immergono le mani come su un Rosario. Le luci vengono “sussurrate” sulla consolle in regia dalle voci degli attori: si trasmuta dai soffusi delle confessioni dei tre, ai limiti anche della commozione, fino all’esilarante con trame più accese. Gaetano Nenna sulla scena è il musico guardiano della sala. Con il proprio clarinetto esprime la partecipazione agli eventi. E la chiave di qualità sta anche nell’orientamento di coniugare avvenimenti millenari con l’occhio della sensibilità contemporanea: sì, proprio con l’occhio, nel senso imparato dai quattro attori, di stupefatta apertura dell’animo ad accogliere il mistero di Morte e Salvezza del Cristo.
Salvatore Viggino  – www.casertamusica.com