Il viaggio di Odisseo

da Odissea di Omero

di e con Monica Morini
Regia Bernardino Bonzani
Costruzioni sceniche Franco Tanzi

C’è una storia che da tremila anni continua a parlarci, ci interroga dal buio del tempo. Ci fa domande.
Chi vogliamo essere? I Feaci, uomini che riconoscono l’antica legge di ospitalità, pronti ad accogliere altri
uomini venuti dal mare e ad ascoltare la loro storia? O siamo Polifemi, che rinchiudono, imprigionano, divorano
naufraghi reduci dalla guerra?
Questa è la storia di un viaggio di un uomo, chiamato Odisseo, che non smette di sognare un dolce ritorno.
Un uomo partito per una guerra che non voleva, una guerra senza fine, che lo ha portato lontano dentro un
viaggio popolato di sirene, mostri, ombre impalpabili, di prove e di inciampi.
Questa è una storia per chi la sa ascoltare, narrata sui suoni di strumenti arcani che attraversano il tempo,
che hanno schianto di tuono, si fanno acqua e terra, grattano e sospirano guidati da un aedo donna che vede
l’invisibile.

 


Età consigliata dagli 8 a tutto pubblico

Temi Mito, viaggio, apprendimento, conoscenza, lo straniero.
Fonti Odissea – Omero, L’avventura di Ulisse – A.Molesini, Sulle tracce di Ulisse – M.T. Davidson, C’era una volta Ulisse – J.P. Vernant, Le av- venture di Ulisse – G. Nucci, Odisèa – Tonino Guerra


 

Spettacolo ospite del XIII Festival internazionale di narrazione di Arzo (Svizzera)

“L’uomo ricco d’astuzie raccontami, o Musa,
che a lungo errò dopo ch’ebbe distrutto la rocca sacra di Troia”

In principio è il pulsare del suono a portarci lontano. La parola poetica e il suono narrante, ci accompagnano nel viaggio, quello di Odisseo e i suoi compagni, alla ricerca della via del ritorno. La parola e la musica si abbracciano e navigano per mare, lontano da casa, verso terre sconosciute. Chi ascolta viaggia, fino a incontrare le tenebre della caverna di Polifemo. Si perde tra gli inganni di Circe o nel canto delle Sirene ammaliatrici. Scende nella casa dei Morti, nel terrore dei mostri Scilla e Cariddi, approda alla corte dei Feaci capaci di riconoscere nello straniero venuto dal mare qualcuno da onorare secondo la sacra legge d’ospitalità. Il ritmo arcaico di suoni e parole, ci cattura, ci incanta, mostra l’invisibile, ci trasporta nel poema omerico che ha onde alte e richiami potenti, visioni misteriose.

Questa storia veniva raccontata più di 3000 anni intorno al fuoco, all’ombra degli ulivi, davanti al mare. Questa storia ha camminato nel tempo, è arriva fino a noi. Porta ancora domande aperte, ci guarda negli occhi, ci chiede chi siamo. Come Odisseo cerchiamo la direzione e come dopo ogni viaggio anche noi, alla fine ci sentiamo cambiati.