R60 Ballata operaia

Ricerca storica, drammaturgia, messa in scena Monica Morini e Bernardino Bonzani
ricerca e composizione musicale Davide Bizzarri
musica eseguita dal vivo Davide Bizzarri violino, Claudia Catellani pianoforte,
progetto luci Lucia Manghi
collaborazione artistica  Letizia Quintavalla
consulenza musicale Antonella Talamonti
consulenza storica e testimonianze  Archivio della Camera del Lavoro di Reggio Emilia, Giancarlo Ligabue, Piera Vitale  Simone Brega, Marisa Iori, Laila Malavasi, Giannetto Magnanini, Maria Montanari, Livio Pagliani


Che cosa sta diventando il lavoro, che significa cercare lavoro, avercelo, non avercelo, e come si lavora nel presente? Contratti a tempo determinato, assunzioni a chiamata, lavoro interinale, apprendistato lungo, collaborazioni coordinate a progetto, precariato e lavoro in nero. Flessibilità e lavoro che cambia. Non più il lavoro, ma i lavori…
Dignità del lavoro, diritto al lavoro, solidarietà sul lavoro, lotte per il lavoro. Sono parole che appartengono ancora al presente? 

La storia del lavoro di fabbrica possiede una carica antica e leggendaria, a tratti epica. Questo progetto di ricerca teatrale si sviluppa sulla storia di una lavoratrice, la Lella, personaggio inventato, ma che è la somma di tante esperienze reali raccolte nel lavoro di intervista e di ricerca degli autori.  Una storia che attraversa mezzo secolo, l’Italia del ‘900 con tutte le sue tragedie e le sue conquiste, la memoria emotiva, individuale e corale, si intreccia ai grandi eventi storici.
Dal lavoro nei campi a quello sulle macchine. L’infanzia, la scuola, l’antifascismo e la Resistenza in fabbrica. Le lotte contro i licenziamenti, le leggendarie occupazioni, la straordinaria solidarietà della gente. Le lotte sindacali e quelle di emancipazione delle donne.

Le voci narranti, alternano graffiante ironia e partecipazione accorata. La musica eseguita dal vivo sostiene, imbriglia e s’impasta alla parola fino a farla diventare canto, ballata. Ballata perché un operaio te la dice e te la canta la sua storia. Nello spettacolo, la fabbrica risuona con i suoi pezzi. Turbine, ventole, rotori diventano gli strumenti per le percussioni di Davide Bizzarri che ha composto questo originale percorso musicale. Insieme al suo violino, sul palco, il pianoforte e la fisarmonica di Claudia Catellani e il contrabbasso di Giovanni Cavazzoli.

Il progetto Memoria e lavoro è iniziato a Reggio Emilia nel settembre 2004 all’ex Fonderia Lombardini con La città raccontata. Le tappe successive sono state realizzate nel 2005 a Parma presso il Teatro Europa e a Reggio Emilia nel Teatro Re Giò, già teatro dopo lavoro delle Officine Reggiane e famoso come il Teatro dei Licenziati. Fondazione Toscana Spettacolo lo ha selezionato per il 1° maggio 2005 al Teatro di Rifredi a Firenze, nella rassegna “Vedere l’invisibile – Lavoro/lavori: la memoria dei mestieri”. R 60 ballata operaia è stato presentato in anteprima al Festival L’ultima luna d’estate di Lecco e ha infine debuttato nel reparto carpenteria delle Reggiane all’open-day nell’ottobre 2005.

“Benvenuti al Teatro dei Licenziati, nel tempo e nei luoghi che hanno visto infiammarsi, discutere, gioire e piangere i protagonisti delle storie che stiamo per raccontare..”
dedicato a tutti gli operai e le operaie delle Officine Reggiane, Calza Bloch e Lombardini

 

 

Recensione

Quando la Storia incontra le storie di Valeria Ottolenghi
MEMORIA E LAVORO Il teatro, cosí effimero, volatile, un evento che si frantuma in tanti diversi ricordi negli spettatori, immagini, emozioni, da qualche anno si fa carico, in varie forme, della memoria collettiva: Vajont di Marco Paolini è forse l’esempio pi ù noto, ma di grande valore è anche Corpo di stato di Marco Baliani – e d’intensa commozione sono tutti i lavori di Ascanio Celestini, Radio clandestina, Fabbrica , Scemo di guerra , come se per far affiorare il proprio passato non siano sufficienti le immagini, i libri, ma sia necessaria ancora la voce viva delle persone capaci di dare anima al passato di una comunità, di una generazione. Ed anche Bernardino Bonzani e Monica Morini, che a Reggio Emilia hanno fondato il Teatro dell’Orsa, lavorano da tempo in questa direzione: anche in Cuori di terra – memoria per i sette fratelli Cervi , che ha vinto il Premio Ustica per il teatro di impegno civile e sociale 2003, questi attori/ autori/ registi hanno ricostruito un ambiente, un’atmosfera che erano propri di una collettività, sacrifici e discussioni, lotte e trasformazioni sociali, la Storia maggiore e le storie comuni che s’intrecciano. E questa forma di raccolta della memoria orale – i documenti scritti, fotografie, saggi e filmati come base di conoscenza, cercando poi altro, un respiro a quel sapere – prosegue sul tema del lavoro, una ricerca che ha avuto ora la sua prima tappa a Parma, al Teatro Europa, la vita in fabbrica, le lotte sindacali, il lungo sciopero delle Reggiane, la paura della disoccupazione, il mondo che muta. Molto viva si è avvertita la concentrazione – nella Sala Piccola del Teatro Europa, all’ascolto di quei frammenti di racconto, di esperienze, gli interpreti narratori e personaggi – per Memoria e lavoro , la nuova ricerca avviata dal gruppo, con Bernardino Bonzani e Monica Morini anche i musicisti Davide Bizzarri ( violino), Claudia Catellani ( pianoforte), Giovanni Cavazzoli ( contrabbasso). La sirena quando c’era un incidente in fabbrica, ma anche la gioia per un vestitino nuovo, confezionato magari con la stoffa di un paracadute, il sentirsi a disagio a scuola, bambini poveri, l’orgoglio e la solidarietà: non c’è retorica, presa di posizione, ma come una sconfinata tenerezza, un grande affetto per la giovinezza passata, i legami familiari, le amicizie trascorse. Con attimi di smarrimento, di incertezza – ma anche di nostalgia. Una solidarietà forte, mai dimenticata, in alcuni momenti duri della vita. Lei racconta di quando, poco più che bambina, era andata a fare la mondina, la fatica e l’allegria si mescolano al ricordo. Lui spiega del bombardamento delle Reggiane, quando la produzione era stata spostata altrove – ma molti erano rimasti senza lavoro. Il pubblico ha seguito con emozione – e molti al termine sono stati gli applausi per Memoria e lavoro , un passaggio di questo work in progress carico di una delicata ma convinta teatralità.